Leontina Sotgiu

Un'avanguardia militante

Leontina Sotgiu ha percorso la sua vicenda umana col coraggio e l’impegno di una donna che non smise mai di lottare contro il male opponendole strenuamente il bene.

Per comprendere i numerosi accadimenti inspiegabili della sua vita, furono al suo fianco Padre Sanna del convento di Santa Maria in Betlem di Sassari e Padre Manzella.

La formazione spirituale ricevuta le consentì dunque di affrontare con coraggio e abbandono alla volontà di Dio i fatti che misero a dura prova il suo fisico e la sua mente.

Leontina Sotgiu è nata a Sassari il 13 gennaio del 1882, in una famiglia numerosa. Suo padre era un maresciallo della guardia di Finanza e sua madre era sarta.

Qualche anno dopo, tutta la famiglia fece l’esperienza dell’emigrazione verso la Francia, senza tuttavia fare fortuna come sperava. Rientrata in Sardegna, Leontina già in età da marito, fu domandata in sposa.

Lei, già terziaria francescana e orientata verso una vita consacrata a Dio, dopo averci riflettuto, rifiutò l’offerta, cosa che suscitò scandalo e riprovazione.

Come poteva, infatti, Leontina permettere che un uomo la distogliesse dalla sua passione, dalla chiamata che fin da bambina le faceva dire per protesta a sua nonna, dopo essere stata ignorata dal prete durante la comunione, che da grande lei si sarebbe comunicata non una ma due, tre e anche quattro volte al giorno?

Un tale carattere e una tale volontà sarebbero state difficilmente allontanate dal progetto di vita che si delineava per lei.

A diciotto anni fece voto di castità. Angela Marongiu, che si affiancò a Leontina nel suo cammino spirituale, fu la testimone di tutte le manifestazioni spirituali e mistiche che Leontina Sotgiu ebbe in questa parte della sua vita. Fu lei a raccontare con dovizia di particolari di come Leontina, per ore, dovesse sopportare i dolori della passione di Cristo che la tormentavano attraverso le stimmate che lei ricevette ma che restarono nascoste.

Per questo motivo, Leontina chiese a Padre Manzella di fare voto di Vittima, ovvero consacrarsi alla sofferenza per salvare le anime. Tuttavia, non entrò mai in un ordine religioso, per quanto lo desiderasse ardentemente.

Padre Manzella le consigliò di vivere in famiglia, presso il Vescovo di Iglesias, Monsignor Pirastru con sua sorella Maria. In questa atmosfera casalinga, Leontina continuò il suo cammino spirituale e la sua missione di tramite tra terra e cielo, offrendo tutta se stessa al bene e alla salvezza nella piccola comunità di vita semplice e di preghiera di Iglesias.

Leontina muore all’improvviso, il 28 settembre 1957 lasciando di sé un ricordo vivo e concreto in ben otto volumi di documenti, raccolti per il processo di beatificazione che ha avuto inizio nel 1982.

Per Leontina, vera militante di fede, donna ferma e combattiva, la preghiera era quello che fu per Santa Teresa del Bambin Gesù, uno “slancio del cuore, un semplice sguardo gettato verso il cielo, un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia”.

L'umiltà, fondamento della preghiera, può da sola spiegare il senso della vita di questa donna; la sua totale adesione al sacrificio di Cristo per l’umanità, fa sì che lei diventi la vittima sacrificale. Modello di generosità portata alle sue estreme conseguenze.

Il suo è un esempio d'amore, per tutti, la rinuncia a se stessi per il bene comune, un valore oggi raro ma salvifico.

Una tale virtù, tutta femminile, è tanto più eroica quanto meno appare tale. Nasce e si sviluppa nel buio, come un seme nel profondo della terra, e alla luce del giorno mostra un miracolo di semplicità e bellezza, ma solo per chi è in grado di vederne il dono gratuito.

01 marzo 2016

Alessandra Carbognin
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