Cagliari, una storia molto antica

Si dice che Roma sia la città eterna. Che dire allora di Cagliari? Capitale di un’isola la cui storia si perde tra mito e realtà. Un puntino nel mondo, un lembo di terra che alcuni non sanno neppure esistere, ma che racchiude in se la preziosità di una ricchezza elargita a pochi.

Lo scrittore latino Gaio Giulio Solino del III sec. d. C. nella sua opera “De Mirabilus Mundi”, ci tramanda che Cagliari fu fondata dall’eroe greco Aristeo, figlio di Apollo e della ninfa Cirene. Se consideriamo che nella Bibbia, Genesi 6,4, è scritto che i figli di Dio s’innamorarono delle figlie degli uomini, le quali generarono loro dei figli, il mito acquista una strana aurea di verità.

In più se consideriamo il fatto che Aristeo fu istruito dal dio Ermes, il quale gli insegnò l’arte della pastorizia, come produrre il formaggio, l’apicoltura e la coltura dell’olivo, dobbiamo prendere atto che ancora una volta il mito non si discosta tanto dalla realtà di un’isola in cui la pastorizia e l’agricoltura hanno da sempre un ruolo economico fondamentale.

Non possiamo certo dare una data al mito, essendo esso stesso evanescente, in bilico tra la realtà e la fantasia, a metà strada tra la verità e la bugia. Possiamo però datare le prime testimonianze d’ insediamenti preistorici in città, volgendo lo sguardo ad un periodo molto antico, il Neolitico ( VI- V millennio a. C.).
Nel promontorio di Sant’Elia furono ritrovati nel lontano 1878 i frammenti di ceramiche decorate a crudo con la valva del mollusco “cardium”, dando così prova del fatto che anche Cagliari appartenne alla cultura della ceramica cardiale.

Al di sotto della Sella del Diavolo, in prossimità del porticciolo turistico di Marina Piccola, sono stati trovati numerosi frammenti fittili che hanno dato la dimensione di un luogo frequentato in un passato preistorico da famiglie di pescatori.

Nei pressi dello stagno di Santa Gilla furono individuati i resti di un villaggio di palafitte e dei reperti in ossidiana e selce, a dimostrazione che la laguna è sempre stata il luogo privilegiato dei pescatori. Passano i secoli ma le abitudini dell’uomo cagliaritano non cambiano.

Strumenti di pietra ed ossidiana, ceramiche con disegni di festoni, triangoli e figure femminili, sono stati rivenuti nella grotta funeraria del Bagno Penale di San Bartolomeo, mentre gli scavi effettuati nel 1947 nella grotta dei Colombi a Sant’Elia, sotto la direzione del prof. Lilliu, portarono alla luce frammenti ceramici, ossa di animali, valve di molluschi, ossa umane, ceneri e resti di stoviglie. Reperti di questo genere sono stati trovati in tutta la zona del Poetto.

Il cagliaritano dell’età della pietra preferì vivere nelle zone più prossime al mare, dove trovò facilmente fonte di sostentamento con la pesca, tra questi luoghi anche l’attuale viale Trieste, dove sono stati trovati i resti di abitazioni preistoriche, e insediamenti situati più all’interno, come la zona di Tuvixeddu ed Is Maglias.

Nell’età del rame e dei primi metalli, collocabile temporalmente tra il 2500 ed il 1800 a.C. , il cagliaritano scelse come luoghi dove risiedere i colli di Monte Urpinu, Monte Claro e la zona di Terramaini.

In queste zone sono stati rinvenuti fondi di capanne, vasi campaniformi con la particolarità di decorazioni a scala nature, unico esempio nel Mediterraneo.

Molti reperti quali frecce, pugnali, ceramiche ornate e vasi funerari furono rivenute nella zona compresa tra via Trentino, via Basilicata e l’ex Ospedale psichiatrico di via Romagna; questi ultimi tutti oggetti espressione della cultura di Bonnannaro, quella che fu l’anticamera della cultura megalitica nuragica, che da li a poco venne a delinearsi e ad insediarsi per quindici secoli, fino all’arrivo dei Romani in Sardegna nel 238 a.C.

Nell’ampio panorama preistorico della città di Cagliari, per lo più sconosciuto agli attuali abitanti della città, mancano all’appello i Nuraghi, che sono disseminati in tutta l’isola.
Nella zona tra via Brenta e via San Simone, gli scavi archeologici degli anni 80 hanno portato alla luce due reperti materiali, uno fittile e l’altro litico, che verosimilmente potrebbero essere ricollegati ad una presenza nuragica.

Che fine hanno fatto i Nuraghi di Cagliari? Sono stati distrutti forse da un maremoto provocato dall’eruzione di un vulcano sottomarino? O forse cancellati dalle intricate vicende storiche che hanno interessato la città nei secoli?

Ciò che appare senza dubbio è che Cagliari può farci sognare di tempi passati, sconosciuti e dimenticati. Un viaggio nel tempo infinito accompagnato dagli stessi panorami mozzafiato che hanno incantato ed incanteranno i cagliaritani di ogni tempo.

01 aprile 2016

Andrea Governi
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