Il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu
Il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu è stato istituito con decreto del 30 marzo 1998.
Allo stato attuale si trova in una situazione da considerarsi “in svolgimento” e fatica a trovare ancora oggi, a distanza di anni, un preciso e reale assetto istituzione.
Fin da subito alcuni dei comuni delle aree interessate dal Parco hanno manifestato il loro dissenso. Contrasti scaturiti per i diversi dubbi inerenti i vincoli riguardanti le attività produttive e per la privazione di grosse fette di territori comunali che passavano ad una gestione “centralizzata”, senza adeguate garanzie in termini occupazionali e di tutela, ma soprattutto perché non era garantita, all’interno del direttivo del parco, una degna rappresentanza di soggetti provenienti direttamente dalle comunità coinvolte.
Al di là di questa situazione ci troviamo a parlare di una delle aree più belle e incontaminate di tutta la Sardegna.
Il territorio che comprende il parco, benché i confini non siano precisi, si estende per circa 74.000 ettari e comprende il più importante sistema montuoso dell’isola con i versanti che scendono fino al mare, inglobando una piccola parte della costa orientale sarda che annovera a sua volta alcune spiagge tra le più belle dell’intero bacino del Mediterraneo.
I comuni coinvolti nel progetto-parco sono ventiquattro e la maggior parte di loro gravita a ridosso del massiccio del Gennargentu: Aritzo, Arzana, Baunei, Belvi, Desulo, Dorgali, Fonni, Gairo, Lodine, Meana Sardo, Oliena, Ollolai, Olzai, Orgosolo, Ovodda, Seui, Seulo, Sorgono, Talana, Tiana, Tonara, Urzulei, Ussassai, Villagrande-Strisaili.
Il Parco quindi anche se formalmente istituito, ma mai diventato realmente operativo è riuscito ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e da un lato il buon senso delle comunità locali, dall’altro una forte attenzione da parte della Regione Sardegna, hanno permesso, fino ad ora, di preservare, difendere e tutelare comunque questo stupendo angolo di Sardegna.
La zona, infatti, riveste un’importanza strategica per l’intera isola, non solo per la fauna presente, che annovera specie di grande rilevanza come il muflone, il gatto selvatico sardo, il cervo sardo e il daino, (alcune di esse recentemente reintrodotte), ma anche per via del fatto che racchiude siti e monumenti naturali che sono diventati nel corso del tempo simboli indiscussi dell’intera isola.
A tal proposito è sufficiente ricordare l’intero Supramonte, con la sua bellezza e il suo aspetto aspro e selvaggio, la valle di Lanaittu, la sorgente carsica de Su Gologone, la gola de Su Gorropu (che con le sue pareti alte sino a 450 mt è il canyon più profondo d’Europa), la dolina de Su Suercone e la già citata fascia di costa che racchiude alcune tra le spiagge che hanno reso la Sardegna famosa in tutto il mondo: Cala Mariolu, Cala Goloritzè, Cala Bioriola, Cala Luna e Cala Sisine.
Nonostante la zona impervia e scarsamente abitata, l’ambiente del parco è profondamente cambiato nel corso del tempo. Alle grandi distese boschive, solo in parte sopravvissute, oggi si sono sostituiti i pascoli e le steppe.
Sopra i mille metri la flora è caratterizzata da prati erbosi e svariati ambienti rupestri dove domina il timo, la ginestra, l’elicriso e un’enorme quantità di altri arbusti aromatici. Intorno ai mille metri d’altezza resistono alcuni esemplari di roverella, per lasciare il posto, a quote più basse, a boschi di leccio e castagni e ad una macchia caratterizzata dal corbezzolo, il ginepro, la fillirea e il terebinto, un sottobosco di cisto e diversi sughereti.
Numerosissimi i sentieri che si possono percorrere, veri e propri percorsi escursionistici di variabile difficoltà, che permettono al visitatore di penetrare all’interno delle tante bellezze del Parco e trovarsi faccia a faccia con l’aspetto più bello, profondo ed intimo della Sardegna: la sua natura selvaggia e incontaminata.