Orgosolo, il villaggio dei murales e del Supramonte

Centocinquanta dipinti che raccontano la storia del paese

Nel cuore della Barbagia e nel cuore del Supramonte si trova Orgosolo, comune sardo di poco più di quattromila abitanti, famoso in Sardegna e in Italia, ma anche fuori dal territorio nazione soprattutto per i suoi murales. Essi sono il simbolo del paese e insieme al suo incontaminato paesaggio rappresentano uno dei biglietti da visita più belli dell’intero entroterra sardo.

 

Per parlare di Orgosolo si deve partire proprio dai suoi preziosissimi murales. Questi stupendi frammenti di memoria sono una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto. Per le vie del paese, sulle pareti di alcune abitazioni si snodano i circa duecento dipinti che raccontano la storia della comunità orgolese e non solo. Gli affreschi parlano di grandi conquiste e grandi rivolte della popolazione sarda, raccontano di storie di vita quotidiana, di lotte politiche e guerre. Affrontano questioni sociali importanti come la disoccupazione, la siccità, la carestia. Tematiche di ampio respiro come la lotta all’emancipazione femminile e di ferma condanna come i fatti di Pratobello.

 

Questo stupendo bene col tempo è divenuto patrimonio di tutti perché la voce dei murales raggiunge chiunque si riconosce nella lotta, nel riscatto e nella giusta e civile protesta.

Murale agli operai - Foto di M. Cuccu
Murale agli operai - Foto di M. Cuccu

Se i murales rappresentano l’attrattiva più importante del centro abitato, il Supramonte è un altro grandissimo luogo d’interesse che il territorio di Orgosolo offre.

 

Con i suoi 35.000 HA ricadenti nei comuni di Orgosolo, Urzulei, Dorgali, Baunei e Oliena, il Supramonte rappresenta uno straordinario lembo di natura sarda selvaggia e incontaminata. Un luogo d’incredibile fascino, costituito da rocce calcaree e calcareo-dolomitiche, dove si alternano i boschi, le doline, le pareti rocciose e le vallate e dove la presenza dell’uomo è ridottissima.

 

Il Supramonte di Orgosolo si estende per circa 3.360 HA. La sua natura selvatica è praticamente quasi incontaminata. Troviamo un susseguirsi di grotte, tacchi, picchi e rilievi ricoperti di una vegetazione spesso inaccessibile e ricchissima di specie endemiche.

 

Il fiore all’occhiello di questo stupendo territorio è “Su Suercone”, una dolina di origine carsica con una superficie di 18 ettari, un diametro di circa 400 metri e una profondità di 200 metri, divenuta monumento naturale della Sardegna. 

 

Ma lo spettacolo del Supramonte è solo all’inizio, perché c’è un altro straordinario monumento naturalistico che va menzionato. Nel versante orientale, dove si snoda il confine tra il Supramonte di Orgosolo e quello di Urzulei c’è un canyon originatosi dall’azione erosiva delle acque del Rio Flumineddu, che ha un primato unico in Europa: si tratta del canyon più profondo del Vecchio Continente. Parliamo della “Gola de Su Gorroppu”.

 

Essa è caratterizzata da pareti rocciose che superano abbondantemente i 400 metri d’altezza per una larghezza che varia dai dieci ai tre metri e rappresenta un habitat ideale per numerosi rapaci tra i quali l’aquila reale, il gheppio, l’astore, lo sparviero e il falco pellegrino. Il fondo della gola è ricoperto da grossi massi levigati e l’attraversata che dura dalle due alle tre ore, costituisce una totale immersione nel cuore della Sardegna, un tuffo imperdibile nella natura più selvaggia dell’intera Isola.

 

Esiste nel Supramonte di Orgosolo ancora un lembo intatto di foresta primaria, caratterizzata dalla presenza del leccio, del tasso, dell’agrifoglio e di tante altre piante endemiche. Non da meno è la fauna dove spiccano oltre alle varie specie di uccelli già citate, anche il muflone, il cinghiale, il ghiro sardo e il sempre più raro gatto selvatico.

 

In quest’oasi sublime, come accennato, la presenza umana è ridotta al minimo. Dal lontano passato emergono i segni inconfondibili della civiltà nuragica che trovano il culmine della perfezione nel “Nuraghe Mereu”che spicca nel folto del bosco e della macchia col bianco della sua pietra calcarea.

Murale contro gli abusi- Foto di M. Cuccu
Murale contro gli abusi- Foto di M. Cuccu

Oggi vivere il Supramonte si può, in un modo più unico che raro. “Il pranzo col pastore” è, infatti, il modo migliore per addentrarsi nella natura e assaporare la bontà della cucina sarda. Nei bellissimi ovili sperduti della montagna (chiamati “sos pinnettos”), i pastori preparano il loro semplice pranzo, costituito dai più genuini prodotti tipici della zona e consentono al turista di assaporare appieno la Sardegna anche attraverso il palato. Fanno gran mostra i salumi, i formaggi, le carni arrosto, la pecora bollita e altro ancora.

 

Qui alla natura e alla gastronomia si associa anche la tradizione. E’ possibile, infatti, non solo visitare “sos pinnettos”, con la loro povera e coriacea essenza primordiale, dimora umile che ha segnato e segna tuttora il ritmo della vita pastorale, ma si può anche assistere a un rituale bellissimo: l’antica preparazione del formaggio.

 

Murales e Supramonte. Arte e natura, ma non solo. Orgosoloè anche terra di artisti e culla di antiche tradizioni. Patria del canto a tenore, fulcrodi un cospicuo patrimonio archeologico di epoca nuragica e pre-nuragica e teatro di rivolte e gesta epocali. Come non ricordare, infatti,la pacifica insurrezione di massa nel giugno del 1969 per la difesa dei territori di Pratobello, i migliori pascoli di Orgosolo che lo Stato decise di espropriare per costruire un poligono militare. L’intera popolazione si ribellò e scese in campo per la difesa del proprio territorio.

 

Un gesto che forse divenne, ideologicamente, di tutti i sardi, così come i murales e il Supramonte, divenuti col tempo patrimonio comune, da conoscere, vivere e preservare.

 

Ecco che Orgosolo oggi diventa una meta imperdibile per chi desidera ritagliarsi una giornata fuori dal comune e scoprire uno dei tanti incontaminati lembi di Sardegna. 

01 giugno 2015

Mauro Cuccu
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