Il villino del Coghinas

In provincia di Sassari, tra il comune di Oschiri e quello di Tula, immerso dai rovi e dalle radici che sembrano quasi voler fungere da protettori, si intravvede un misterioso edificio: è il cosiddetto “Villino del Coghinas”, situato sul versante roccioso che sovrasta l’omonima diga e, da tempo, finito nel dimenticatoio non solo per le condizioni precarie in cui si trova attualmente ma anche per le difficoltà che si incontrano nel raggiungere il luogo.

Lì, infatti, la natura si è pian piano fatta spazio autonomamente, fuori e dentro la struttura, portando ad una mimetizzazione di quest’ultima quasi irrefrenabile, a dir poco magica, che ha portato l’edificio abbandonato ad avere la parvenza di un perfetto set cinematografico per i film dell’orrore.

In pochi conoscono la storia che si nasconde dietro a quel villino, il perché si trovi in quella posizione isolata e il motivo della sua costruzione, forse proprio perché il tempo trascorso lo ha reso in un certo senso “invisibile”, nascosto a tal punto da far pensare ai più che fosse stato demolito e che non esistesse più.

E forse per questo le domande e le curiosità sono arrivate molto a rilento. A un primo sguardo, potrebbe apparire come una semplice e comune abitazione, abbandonata e finita poi per essere “divorata” dalla vegetazione, ma, in realtà, dietro ad essa si cela un passato ben più importante e complesso.
Foto da
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Un passato di cui la diga del Coghinas, costruita quasi un secolo fa, rappresenta la principale protagonista. Negli anni ’20 iniziò la storia industriale del Coghinas, il fiume della Sardegna settentrionale che, sbarrato nella stretta del Muzzone, confluisce in un bacino artificiale (l’omonimo lago, appunto), realizzato nel 1927 dagli ingegneri Angelo Omodeo e Luigi Kambo.

Poiché il quantitativo di energia elettrica che si arrivò ad ottenere da esso fu superiore alle aspettative, e soprattutto alle necessità dell’isola, si pensò ad un progetto ad hoc per la produzione di concimi chimici, che si sarebbero poi potuti anche esportare. Secondo le prime idee, sarebbe stata necessaria la costruzione di due appositi stabilimenti, uno nel Coghinas e l’altro in prossimità della stazione ferroviaria di Oschiri, il primo per la produzione dell’ammoniaca e l’altro per la successiva realizzazione del concime.

E, infatti, così fu. Solo con l’entrata in scena del direttore scelto per coordinare il progetto, però, il dottor Guglielmo Fadda, arriviamo a comprendere l’origine del Villino del Coghinas.
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Esso infatti era stato costruito proprio per permettere a Fadda di vivere il più vicino possibile al luogo di lavoro, ed è stata quindi la sua abitazione fino alla fine del suo servizio.

Quando poi la crisi è arrivata a toccare anche l’industria sarda e questa storia di avanguardia si è man mano persa nei ricordi dei nostri nonni, anche gli edifici costruiti a quel tempo sono caduti nell’oblio, svaniti in mezzo alla natura.

Il Villino del Coghinas è oggi una costruzione fuori dal tempo, coperta da piante, tronchi, rami, che si intrecciano come braccia sulle finestre e conferiscono un aspetto quasi spettrale al luogo.

Di esso sembra quindi non essere rimasto altro che questo; eppure, una singola foto, in bianco e nero, che lo ritrae ancora intatto più di ottant’anni fa, basta a tenere vivo il ricordo e a far immaginare la sua storia.

08 aprile 2017

Marzia Diana
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