Laveria Lamarmora

Un posto che lascia senza fiato. Una meraviglia per gli occhi. Un panorama suggestivo, tra cielo e mare.

Sono queste le parole che si sentono ripetere più frequentemente quando si scambiano due chiacchiere con chi è stato lì: lo splendido sito in questione è quello della Laveria La Marmora, uno dei complessi minerari più importanti dell’isola, che si trova a breve distanza dal centro abitato di Nebida, nel comune di Iglesias.

Soprannominata da molti come il “colosseo” dell’archeologia mineraria sarda, la laveria del Sulcis sembra un vero e proprio gioiello incastonato all’interno di un paesaggio roccioso incontaminato.

È stata infatti costruita nel 1897 in una posizione molto particolare, su una discesa a strapiombo sul mare, location che contribuisce a rendere ancora più affascinante e spettacolare ciò che i passanti possono scorgere passando da quelle parti.

Proprio grazie alla sua ubicazione, il panorama di cui si gode affacciandosi dagli archi è strepitoso: a pochi metri di distanza si nota infatti la famosissima Pan di Zucchero, e gli isolotti de S’Agusteri e de Il morto.

Per capire però la storia della sua realizzazione bisogna tornare indietro nel tempo di parecchi anni.
Alla fine dell’ ‘800, in un’epoca di grande splendore per l’estrazione mineraria, le costruzioni di laverie idrogravimetriche come quella di Nebida erano pratica piuttosto frequente.

Il comune di Iglesias, infatti, era stato al centro di intense attività estrattive sin dal 1600, per la ricchezza del suo territorio, e la Laveria Lamarmora si era inserita perfettamente all’interno di questo contesto. Essa infatti, con i suoi 2.000 metri quadrati di superficie, era stata realizzata secondo schemi molto moderni per l’epoca.

Nella struttura originaria vi erano quattro livelli degradanti verso il mare: un primo ambiente in cui erano situati gli impianti di separazione dei minerali, un altro in cui venivano effettuate le attività di stoccaggio, e scendendo più in basso si trovavano invece i locali contenenti le varie strumentazioni: macchina a vapore, forni e ciminiere.

L’ultima parte del complesso era invece riservata ad un deposito a mare, compreso di porticciolo dove attraccavano le imbarcazioni destinate al trasporto del minerale.

La Laveria Lamarmora trattava prevalentemente cristalli e aggregati di galena, che venivano frantumati, puliti dai detriti e a quel punto classificati, attraverso specifiche cernitrici. I minerali in questione riuscivano a raggiungere il suddetto luogo grazie al collegamento di piccoli convogli ferroviari, che passavano attraverso la galleria Lamarmora o sulla teleferica Carroccia, e giungevano fino al piazzale di scarico.
Questo processo veniva ripetuto così, giorno dopo giorno. Per la laveria gli anni ’30 rappresentarono senza dubbio un periodo di grande importanza lavorativa; si raggiunse infatti allora il picco di attività estrattive nella zona, arrivando all’impiego di circa 400 lavoratori tra gli abitanti del paesino di Nebida.

Tuttavia, negli anni ’80 il settore entrò definitivamente in crisi e i siti minerari, compresa la laveria Lamarmora, divennero nient’altro che meta di turisti e visitatori curiosi, che, raggiungendo il luogo da ogni parte del mondo, si trovano oggi di fronte a un meraviglioso paesaggio mozzafiato, dove l’alternanza di colori tra mare e rocce rende il tutto magicamente unico.

A causa dei frequenti cedimenti della struttura, è stato approvato recentemente un progetto di restauro per mettere in sicurezza ciò che rimane dell’ ex laveria del Sulcis, che, al di là dei piccoli crolli, rappresenta ancora oggi uno dei più preziosi e apprezzati reperti di archeologia industriale che vi siano sull’isola.

08 aprile 2017

Marzia Diana
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