Sartiglia, la nostra buona stella

Foto di C. Verazza

Oristano ha in sa Sartiglia una vetrina eccezionale per sé e il suo territorio. Un territorio ricco di prodotti prelibati, dagli allevamenti, gli orti e i frutteti della zona di Arborea , alle risaie, al pesce di Cabras e la sua squisita bottarga di muggine, al buon vino, alla tradizione culinaria e artigianale nei gioielli e nelle ceramiche. Un territorio ricco di storia che può e deve aprirsi verso altri orizzonti.

Si arriva presto ad Oristano, malgrado la festa inizi solo il pomeriggio. Verso le 9 e mezzo è d'obbligo una sosta al bar dell’amico Antonio Sanna, fantino e abile “acchiappa stelle” da ragazzo.

Eccitazione, ansia e qualche nervosismo: condizioni meteo averse potrebbero rovinare le piste ricoperte di sabbia.

Il centro cittadino è un viavai di gente, turisti, ragazzi e ragazze che fanno festa e si dipingono la faccia, si travestono.

C’è da vedere tante cose in questa città della Sardegna centrale che vanta un passato storico importante da capitale del Giudicato di Arborea e che ha visto la prima donna Giudice, la celeberrima Giudicessa Eleonora, dotare il suo territorio di un corpo di leggi, la Carta de Logu, esempio stupefacente di capacità di governare nel XIV secolo.

Così accade che alcuni dei cavalieri che corrono la competizione siano donne. Non solo, capita pure che la scelta de su Componidori, il Capo corsa, cada proprio su una donna.
La Vestizione è un rito emozionante. Non è facile, infatti, accedere a questa liturgia dalle regole ferree. Gli invitati sono scelti dal Gremio e forse, se si ha pazienza davanti al portale di accesso e si resiste due ore in piedi all’interno, si ha il privilegio di assistervi.


Il rituale è lungo, ma non annoia mai. Perché ogni gesto, anche annodare un nastro o cucire le bende intorno al capo, è accompagnato dal frenetico rullare dei tamburini e dallo squillo delle trombe che scandiscono il ritmo definendone il linguaggio sacrale. L’abito viene quasi cucito addosso al Semidio. Sa Massaia Manna, maestra di cerimonia, porge al termine la camelia rosa fissata poi sul cuore del Componidori.

Dopo un brindisi, il Capo corsa può montare il cavallo elegantissimo nelle sue coccarde colorate e superbo nell’andatura, che fa il suo ingresso in un cortile immerso nel silenzio innaturale del pubblico. Il Corteo si avvia verso la pista che si snoda davanti alla maestosa Cattedrale in centro città.

La corsa inizia al rullo dei tamburi e agli squilli di tromba. La prima discesa è del Componidori; la sua maschera bizzarra e indefinita ne cela l’identità e tutti sperano che sia “un’acchiappa stella” perché porterà bene ai raccolti. Da Piazza Manno, da dove cioè parte la corsa, giù lungo la via Duomo e poi via Sant’Antonio, il calcolo deve essere veloce e non si deve sbagliare una virgola. D’altronde le misure sono state prese al momento dell’incrocio delle spade del Capo corsa con il suo Segundu: ben tre volte si sono incontrati sotto la stella, posta a metà di Via Duomo.

Ecco spuntare su Componidori dalla cima della strada. Ha già preso velocità e lentamente punta la spada davanti a sé. Il cavallo galoppa senza alcuna incertezza e un momento prima del punto cruciale, dà forza al braccio che infilza la stella. Il pubblico è in delirio, urla la sua gioia e acclama la grande prova del Semidio che è riuscito nel miracolo di destrezza della prima stella.

Da quel momento, la corsa si riscalda: la strategia del Capo corsa è semplice: infilzare più stelle possibile.

Foto di C. Verazza

Così la corsa prende ritmo e diventa sempre meno apprensiva e sacrale. Più allegra e scanzonata. Come i cori degli ultras della Sartiglia, sistemati proprio sotto la Stella in una zona definita da un cartello posto in tribuna B: Attenzione. Zona Soggetta a Grandi Bevute di Vernaccia. Si beve e si canta, si fa la ola esattamente come allo stadio. I cori sono ispirati dalla bevanda ufficiale e dal canto a Trallallera

"Currendi in sa Sartiglia

 Asi pigau una stella?

 E nosus si buffaus

 ‘na grannaccina bella!

 Trallellera….."

"Correndo alla Sartiglia

 Hai preso una stella?

 E noi beviamo

 Una Vernaccina bella!

 Deedle-dum-dee-dah-dah….."


I cavalieri si succedono solitamente a gruppi di otto e sono scelti come l’allenatore sceglie i suoi giocatori. Hanno abiti colorati in stile spagnolo o indossano il costume dei paesi di provenienza, in genere scuri, neri o marron o ancora col gilet di pelle di pecora e qualche campanaccio. 


Al termine della corsa alla stella, il pubblico, soddisfatto e allegro si sposta verso la via Mazzini dove si svolgeranno le acrobazie delle pariglie.

Queste corse indiavolate e furibonde, dove tre cavalieri si affiancano e si aiutano nell’esibizione acrobatica, suscita la meraviglia e l’allegria nel pubblico che li incita e li acclama. Agilità, scioltezza e grande padronanza di sé e del cavallo sono qualità essenziali.

Senza buone condizioni metereologiche il rischio di incidenti è molto alto e talvolta il Capo Corsa prende la decisione di non correre. La delusione del pubblico si farà sentire ad alta voce, ma l’incolumità dei bellissimi cavalli anglo-arabi sardi e dei cavalieri viene prima d’ogni altra considerazione.

Al bar da Antonio Sanna, a fine giornata si discute animatamente e si commenta a caldo. La Sartiglia è la manifestazione più importante per la città e tutti ne parlano. Antonio, che partecipa in prima persona all’organizzazione – fa parte del consiglio di amministrazione della Fondazione sa Sartiglia - racconta delle difficoltà burocratiche e umane per far partire questa complessa macchina e comporre la squadra vincente che faccia bene, in ultima analisi, alla città.

Oristano ha in sa Sartiglia una vetrina eccezionale per sé e il suo territorio. Un territorio ricco di prodotti prelibati, dagli allevamenti, gli orti e i frutteti della zona di Arborea , alle risaie, al pesce di Cabras e la sua squisita bottarga di muggine, al buon vino, alla tradizione culinaria e artigianale nei gioielli e nelle ceramiche. Un territorio ricco di storia che può e deve aprirsi verso altri orizzonti. Spostarsi persino.

Come fa quando sa Sartiglia si trasferisce, la prima domenica d’agosto, in Croazia, a Sinj dove si corre un torneo, riconosciuto patrimonio dell’UNESCO, che somiglia a quello oristanese. Non si infilza una stella, ma l’Alka (anello) sospeso a 3,32 metri d’altezza che i cavalieri, gli Alkari, devono riuscire a prendere con una lancia di legno con la punta di ferro. Oristano e Sinj sono gemellate e questo inserisce sa Sartiglia nel circuito delle manifestazioni equestri che fa della città un luogo di accoglienza e di turismo di qualità imperdibile in Sardegna.

Quando sa Sartiglia finisce si viene colti dalla malinconia. Le belle immagini di Cristiana Verazza ci fanno ricordare quanto è preziosa.

01 gennaio 2016

Claudia Corona
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