Cagliari, città di fantasmi

In tutta Italia si respira a pieni polmoni l’essenza di un universo parallelo al  reale, abitato da presenze inquietanti che ripercorrono in eterno i passi più dolorosi della loro vita mortale, incatenati ad una clessidra infinita nel tempo, o entità sia benigne che maligne che entrano in interferenza con la vita di alcuni.

La Sardegna, alla pari delle altre regioni, è popolata da figure e storie dall’enigmatica spiegazione.

Che sia la reminescenza della cultura popolare medievale permeata di superstizione o qualcosa che convive con noi mortali ma che ancora non siamo in grado di spiegare con la conoscenza attuale? Vicende del passato senza risposte ed episodi indecifrabili continuano a ripetersi nel tempo; talvolta si sopiscono per un po’; altre volte arrivano ad estinguersi seguendo il loro corso naturale.

Per quanto le storie sui fantasmi ai più coraggiosi possono apparire come semplici fiabe da non raccontare ai bambini o storie che permettono di guadagnare punti su certe personalità egocentriche o istrioniche se raccontate in ambientazioni in cui possano germogliare felicemente, non si tratta solo di questo.

Si tratta di un qualcosa che è duro a morire che permea una città, un quartiere o semplicemente un luogo.

Anche Cagliari ha una forte tradizione sul mistero. Possiamo compiere un viaggio nelle antiche cronache del passato, un viaggio nell’immaginario o nel diversamente reale con la lettura del libro di Pierluigi Serra “ Fantasmi a Cagliari”.

Pierluigi Serra è un giornalista consulente per la comunicazione che ha collaborato con le maggiori testate giornalistiche isolane.

Poco più di settantacinque pagine che non dissetano la curiosità di chi vorrebbe conoscere qualcosa in più sulle storie che un tempo raccontavano i nonni per impressionare i nipoti; storie di cui non sapevano loro stessi quale fosse la parte di fantasia e quella di realtà.

Un libro semplice ma elegante che un cagliaritano d.o.c. non può che gustare con interesse e curiosità. Magari ci fosse una continuazione! Diciassette aneddoti, dal passato più lontano a quello più vicino ai tempi odierni .

Tra i racconti è molto avvincente “ Oro, argento e… carbone”. Un classico cagliaritano sullo stile di quelli raccontati soprattutto da oriundi stampacini. Non sono pochi i racconti di chi sostiene che alcuni cagliaritani del passato si sarebbero arricchiti grazie all’intervento di entità soprannaturali in cerca di pace eterna che indicavano, in modo particolare a chi pativa la fame, tesori nascosti da tempi immemorabili nelle cavità sottostanti le abitazioni o nelle intercapedini dei muri.

Personaggi evanescenti o semplici voci che nel sonno o nel dormiveglia davano indicazioni esatte su dove reperire il tesoro.

L’unica condizione, indispensabile per fare in modo che l’anima guadagnasse la pace eterna ed il sognatore la fortuna terrena, sarebbe stata quella della riservatezza.
Nel caso in cui il sogno o l’apparizione fosse stata svelata, il tesoro si sarebbe tramutato in carbone, l’anima penitente avrebbe dovuto continuare a penare e il sognatore avrebbe dovuto in qualche modo patire le maledizioni del defunto.

Nel caso del racconto del libro si parla però di un episodio sui generis che devia dalla tradizione più fedele. Si tratta in questo caso della storia di una donna che negli anni del dopo guerra abitava in una casa nel Corso Vittorio Emanuele.

Un giorno, durante le lunghe assenze del marito per motivi lavorativi, la donna udì dalla strada il rumore di una carrozza trainata da cavalli, che per il periodo in cui la storia è ambientata, non era ancora un fatto del tutto desueto.

Scese dal mezzo un fattorino col viso coperto da una sciarpa; l’uomo consegnò un pacco con la preghiera di custodirlo fino a che qualcuno non sarebbe andato a reclamarlo. Il misterioso pacco fu diligentemente conservato e dimenticato per diversi anni dentro un armadio.

Il pacco dal contenuto misterioso fu “riesumato”per caso in occasione dei preparativi per il matrimonio delle due figlie della donna. I’involucro venne aperto e il contenuto, dei gioielli di antica foggia, venne prontamente venduto per integrare la dote delle ragazze.

In seguito a ciò, arrivò presto il giorno in cui la donna sentì nuovamente gli zoccoli dei cavalli che trainavano la carrozza; il misterioso fattorino era tornato a reclamare il pacco.

La donna ebbe il tempo di raccontare lo strano fatto ad una vicina di casa, per poi morire improvvisamente alcuni giorni dopo. Questo è solo un piccolo assaggio di quanto l’autore ci invita a gustare.

I fatti racchiusi nel libro di Pierluigi Serra sono capaci di stimolare l’appetito di buongustai del mistero, soprattutto se la buona forchetta predilige le succulente pietanze nostrane, ricche d’ ingredienti che stimolano le endorfine, capaci di procurare piacere ed euforia ma anche paura.

01 dicembre 2016

Andrea Governi
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