Il Golfo degli Angeli: leggenda o battaglia extraterrestre?

Si tratta di un lembo di terra che comprende diversi chilometri di spiaggia; uno specchio d’acqua cristallina che accarezza le rive tra Cagliari e Quartu San’Elena. Luoghi che difficilmente si assocerebbero alle città di mattoni e cemento, un tesoro inestimabile che talvolta ripaga la povertà economica e intellettuale che caratterizza i tempi odierni.

Chi visita per la prima volta Cagliari si stupisce di quanto possa essere bella la sua spiaggia che la rende la meta caraibica dell’Europa orientale. La Sella del Diavolo è un promontorio da cui parte il golfo.

Un luogo abitato fin dalla preistoria, sede del tempio della Dea Isthar e oggi recinto sacro delle forze militari, che lo rendono luogo segreto e solo parzialmente visitabile, ma non fruibile in nessuna maniera.

I Cagliaritani più fantasiosi sostengono che sotto il monte si trovino sotterranei in cui sono celate armi potentissime, sottomarini e gallerie che conducono chissà dove.

A rendere magico e misterioso il promontorio della Selle del Diavolo è il fatto che ad esso sono legate storie demoniache e soprattutto un’ antica leggenda popolare. L’aneddoto racconta che un giorno gli angeli chiesero a Dio di ricevere in dono una terra in ci vivere serenamente. Non avendo trovato alcun luogo sulla Terra che potesse soddisfarli ma al contrario avendo conosciuto terre aride e luoghi desolati dove regnavano guerra e corruzione, si accingevano a far ritorno in paradiso per raccontare al Creatore della malvagità che avevano conosciuto.

Mentre facevano rotta verso i cieli  scorsero un luogo ricco di colline erbose in cui gli armenti pascolavano liberi, un mare color smeraldo ed un popolo sereno che viveva fuori da ogni corruzione, ignaro di quanto accadesse nel resto del mondo.
Dio concesse loro di poter abitare in armonia con la popolazione il sud dell’isola, davanti allo specchio d’acqua su cui oggi si affaccia il capoluogo, denominato Golfo degli Angeli.

Il Diavolo, accortosi del benessere in cui vivevano gli angeli,invidiandoli profondamente, radunò il suo esercito di demoni che attaccarono bellicosamente la Sardegna.

La guerra durò per diversi secoli, gli abitanti dell’isola, ritiratisi nell’entroterra, potevano osservare le battaglie dalle torri d’avvistamento che avevano disseminato nei luoghi più alti e strategici. Un giorno dai flutti uscì con enorme potenza da creare un maremoto l’arcangelo Gabriele che con la sua spada disarcionò Lucifero, la cui sella cadde e formò il promontorio detto per questo Sella del Diavolo.

Una favola che viene raccontata ai più piccoli, curiosi per la particolare forma del monte ma una leggenda a cui credono anche i più grandi.

Siamo oggi in grado di sostenere che si tratti di una leggenda? Il quesito nasce dal fatto che ai tempi nostri sono sempre più le favole che dimostrano di avere tutti i requisiti necessari per assurgere a fatto reale. Anche la storia della guerra di Troia venne considerata solo un mito per moltissimi secoli; la stessa città in cui si svolse la battaglia è stata strappata alla leggenda solo da poco tempo.

In effetti viene da chiedersi come mai l’uomo avesse avuto nel passato il bisogno di creare delle leggende dando poi ad esse la valenza e la credibilità di fatti veramente accaduti.

O forse l’uomo del passato credeva veramente che ciò che raccontava e ciò che veniva trasmesso oralmente di generazione in generazione fosse effettivamente un qualcosa di accaduto e l’etichetta di leggenda venne  posta dall’uomo moderno, che poco credeva a quanto non era scritto su documenti?

Ciò potrebbe essere fuorviante e sotrarrebbe autorevolezza sia alla preistoria che alla consuetudine che tuttavia anche in diritto ha una certa valenza.

L’uomo odierno sembra essere più scrupoloso di quello del passato, alla ricerca della verità anche sotto le pietre. Viviamo infatti un’epoca di transizione in cui la certezza in un presente difficile da vivere è complicata da reperire, per questo distogliamo l’attenzione da ciò che abbiamo sotto gli occhi per volgerli al passato e al futuro.

Cerchiamo di considerare la leggenda del Golfo degli Angeli con gli occhi incerti e assetati di verità dell’uomo di oggi: Per prima cosa ci si pone l’interrogativo su chi fossero gli angeli.
Esseri di luce che vivono intorno a noi ma in una dimensione parallela? Se così fosse che necessità avrebbero avuto di cercare un luogo terrestre in cui abitare se in effetti la loro dimensione non coinciderebbe con la nostra? Secondariamente la leggenda sottolinea che essi vissero in pace per lunghi anni con il popolo. Come facevano gli umani a interagire materialmente con essi e se ciò fosse stato possibile perché oggi non lo è più?

A voler porre degli interrogativi ne sortirebbero anche troppi!

Alla luce delle rivelazioni fatte dall’ex vaticanista Mauro Biglino, potremmo vedere tutto in un’ottica straordinariamente irreale ma logica.  Se gli Angeli fossero stati degli extraterrestri desiderosi di stabilirsi in un luogo rigoglioso e pacifico?

E se Lucifero fosse stato anch’egli un potente extraterrestre in antitesi al potere di Dio (che sicuramente terrestre non è) e la guerra tra le due legioni fosse  un fatto realmente accaduto? Ciò in considerazione del fatto che in varie parti del mondo esistono leggende che raccontano di battaglie su carri di fuoco nei cieli e di armi molto simili a quelle atomiche.
In alcuni luoghi, teatro presunto delle leggendarie guerre, si può registrare una certa ingiustificata radioattività.

Certo che poi se consideriamo il fatto che il promontorio della Sella del Diavolo è un luogo blindato, neanche fosse l’area 51, allora è normale che la fervida fantasia di menti annoiate e stordite dal sole cocente di una quasi eterna estate o che placidamente si tuffano tra le onde cristalline del mare del Poetto, possano creare fantasie assurde e senza senso.

Se poi aggiungiamo il fatto che il promontorio avrebbe ospitato il culto della Dea Isthar, la dea extraterrestre raffigurata in idoli e immagini antiche con una sorta di tuta da astronauta, allora siamo proprio ai confini della realtà!

Le leggende sono leggende, ogni luogo, ogni popolo ha la sua. Forse! Perché ad una attenta analisi si scopre che le leggende sono sempre le stesse, per tutti i luoghi e tutti i popoli, con leggere sfumature d’identità. Che significa? Fantasia collettiva o denominatore comune di fatti realmente accaduti?

01 dicembre 2016

Andrea Governi
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