La Sardegna dei misteri

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01 dicembre 2016 Archeologia nascosta: la civiltà sarda

01 dicembre 2016
La Sardegna è sempre stata un crocevia di conquistatori che dal neolitico hanno reso l’isola una terra di conquista. Questo è il messaggio che tramanda la storia ufficiale.  Ma siamo davvero convinti che  questa affermazione  corrisponda al vero? A quanto pare no! Lo studioso Fabio Garuti non ci sta più.

Si oppone fermamente alla storia ufficiale che, per motivi di opportunità, ha condannato il popolo sardo ad un ruolo marginale in quello che fu il panorama storico dal neolitico in poi, dei popoli che si affacciavano sul mediterraneo.


01 dicembre 2016 Cagliari e quartieri misteriosi

01 dicembre 2016
Il canonico Giovanni Spano ha magistralmente descritto l’aspetto della città come appariva nella seconda metà del 1800. Una città che dalla fondazione non ha cambiato il suo nome antico, non ha cambiato la sua collocazione, né i suoi abitanti.

In origine Cagliari era formata da diversi agglomerati o borghi. Abbiamo pochissime notizie di come apparisse in età fenicio punica; quanto rimasto giace sotto strade asfaltate, sotto palazzi , centri commerciali e sotto la lapide tombale dell’incuranza e della negligenza di chi avrebbe potuto portare alla luce un prezioso patrimonio storico, degno di studi e di esibizione.

 Per quanto il mancato riconoscimento e la svalutazione del patrimonio cittadino sia uno sfregio all’intelligenza, quanto non è stato ancora cancellato dal cemento e dalle scelte assolutamente opinabili delle varie amministrazioni comunali succedutesi nel tempo, rimarrà un bonus, un tesoretto che le generazioni future alle nostre potranno spendere in maniere più consona.

Leggendo la descrizione del Canonico Spano, il cagliaritano potrà osservare una città diversa, seppure identica nella struttura e nell’identità. Che fine hanno fatto l’Ospedaletto degli Incurabili, la fontana di santa Lucia, piazza San Carlo, la chiesa di Santa Margarita, il convento e la chiesa di San Francesco, la chiesa sotterranea di San Guglielmo, la chiesa di San Bernardo, la chiesa di San Nicolò, il Tribunale di Commercio e tante altre opere ed edifici che componevano la fisionomia della nostra città antenata?

Non solo le bombe della guerra, ma anche una sorta d’incantesimo ha fatto sì che la storia della nostra città sia un puzzle a cui mancano diversi tasselli.

La curiosità sulle antiche vestigia si incanalano su diverse strade.

Stampace, Castello, Villanova e Marina. Quando si parla di quartieri storici cagliaritani, ci si riferisce sempre ad essi. Quartieri che guardano ad un passato lontano che possiamo solo immaginare. Una Cagliari “Carel” di fenicia memoria o una Callèr spagnola, non possono tuttavia esaurire l’immensa storia che la nostra città porta nella sua bisaccia.

Sembra essere un’incognita l’origine del quartiere di San Benedetto. E’ evidente che il centro nevralgico del rione è l’omonimo mercato, primo per estensione a livello europeo, risalente agli anni cinquanta, reso necessario dopo la demolizione del mercato del Largo Carlo Felice.

Inizialmente, quando il quartiere cominciò ad assumere una vera identità dalla campagna, il mercato era nella Piazza Galilei. Il quartiere ha un certo fascino, non mancano certamente spazi verdi e viali alberati che fanno a pugni con le numerose macchine parcheggiate ovunque a causa della mancanza di parcheggi privati negli stabili abitativi.

Come si presentava il luogo prima di diventare un quartiere? Al tempo in cui il Canonico Spano descrisse la città, il quartiere era solo campagna. Non è neppure nominato come agglomerato di abitazioni. Venne posta in evidenza, invece, la chiesa e l’attiguo convento di San Benedetto.

01 dicembre 2016 Cagliari, città di fantasmi

01 dicembre 2016
In tutta Italia si respira a pieni polmoni l’essenza di un universo parallelo al  reale, abitato da presenze inquietanti che ripercorrono in eterno i passi più dolorosi della loro vita mortale, incatenati ad una clessidra infinita nel tempo, o entità sia benigne che maligne che entrano in interferenza con la vita di alcuni.

La Sardegna, alla pari delle altre regioni, è popolata da figure e storie dall’enigmatica spiegazione.

Che sia la reminescenza della cultura popolare medievale permeata di superstizione o qualcosa che convive con noi mortali ma che ancora non siamo in grado di spiegare con la conoscenza attuale? Vicende del passato senza risposte ed episodi indecifrabili continuano a ripetersi nel tempo; talvolta si sopiscono per un po’; altre volte arrivano ad estinguersi seguendo il loro corso naturale.

Per quanto le storie sui fantasmi ai più coraggiosi possono apparire come semplici fiabe da non raccontare ai bambini o storie che permettono di guadagnare punti su certe personalità egocentriche o istrioniche se raccontate in ambientazioni in cui possano germogliare felicemente, non si tratta solo di questo.

Si tratta di un qualcosa che è duro a morire che permea una città, un quartiere o semplicemente un luogo.

Anche Cagliari ha una forte tradizione sul mistero. Possiamo compiere un viaggio nelle antiche cronache del passato, un viaggio nell’immaginario o nel diversamente reale con la lettura del libro di Pierluigi Serra “ Fantasmi a Cagliari”.

Pierluigi Serra è un giornalista consulente per la comunicazione che ha collaborato con le maggiori testate giornalistiche isolane.

Poco più di settantacinque pagine che non dissetano la curiosità di chi vorrebbe conoscere qualcosa in più sulle storie che un tempo raccontavano i nonni per impressionare i nipoti; storie di cui non sapevano loro stessi quale fosse la parte di fantasia e quella di realtà.

Un libro semplice ma elegante che un cagliaritano d.o.c. non può che gustare con interesse e curiosità. Magari ci fosse una continuazione! Diciassette aneddoti, dal passato più lontano a quello più vicino ai tempi odierni .

Tra i racconti è molto avvincente “ Oro, argento e… carbone”. Un classico cagliaritano sullo stile di quelli raccontati soprattutto da oriundi stampacini. Non sono pochi i racconti di chi sostiene che alcuni cagliaritani del passato si sarebbero arricchiti grazie all’intervento di entità soprannaturali in cerca di pace eterna che indicavano, in modo particolare a chi pativa la fame, tesori nascosti da tempi immemorabili nelle cavità sottostanti le abitazioni o nelle intercapedini dei muri.

Personaggi evanescenti o semplici voci che nel sonno o nel dormiveglia davano indicazioni esatte su dove reperire il tesoro.

L’unica condizione, indispensabile per fare in modo che l’anima guadagnasse la pace eterna ed il sognatore la fortuna terrena, sarebbe stata quella della riservatezza.

01 dicembre 2016 I Giganti, extraterrestri in Sardegna?

01 dicembre 2016
C’è chi sostiene che siamo entrati nell’Era dell’Acquario. Un periodo che durerà circa 2160 anni. Un  tempo in cui l’uomo dovrebbe avvicinarsi alla scoperta di quanto di più misterioso possa esistere: La sua vera natura.

Un periodo storico in cui l’uomo  definitivamente chiuderebbe con schemi e concezioni del passato per assaporare la vera conoscenza.

Il preludio della nuova scienza si presenterebbe con quella che è la tendenza dei nostri tempi di dubitare sulla storiografia classica, affermando la possibilità che il corso degli avvenimenti storici siano stati manipolati; ciò per evitare che l’uomo comune venisse a contatto con la sua vera essenza.

Forse per motivi di opportunità, perché l’uomo sarebbe ancora intellettualmente immaturo per apprendere la verità oppure , secondo una teoria più estremista, perché la realtà dei fatti apparterrebbe unicamente ad una classe di eletti.

01 dicembre 2016 Il caso Camarassa

01 dicembre 2016
Il delitto di Garlasco, l’efferato omicidio di Meredith Kercher sono i casi giudiziari che ancora oggi non sono giunti alla fine del loro iter processuale. Sono soltanto l’eco di numerosissimi e feroci omicidi a sfondo passionale che puntualmente occupano la cronaca nera. Per quanto il processo penale porti alla condanna del responsabile, il processo mediatico tentenna sempre tra l’ipotesi di reità e l’innocenza.

Il processo mediatico non ha mai un responsabile o innocente definitivo e non viene influenzato da quello penale nel suo verdetto.

Questo è quanto è accaduto anche per il caso Camarassa, un omicidio consumatosi a Cagliari il ventuno luglio 1668. Sono passati secoli, tuttavia questo delitto non è ancora stato dimenticato.


01 dicembre 2016 Il Golfo degli Angeli: leggenda o battaglia extraterrestre?

01 dicembre 2016
Si tratta di un lembo di terra che comprende diversi chilometri di spiaggia; uno specchio d’acqua cristallina che accarezza le rive tra Cagliari e Quartu San’Elena. Luoghi che difficilmente si assocerebbero alle città di mattoni e cemento, un tesoro inestimabile che talvolta ripaga la povertà economica e intellettuale che caratterizza i tempi odierni.

Chi visita per la prima volta Cagliari si stupisce di quanto possa essere bella la sua spiaggia che la rende la meta caraibica dell’Europa orientale. La Sella del Diavolo è un promontorio da cui parte il golfo.

Un luogo abitato fin dalla preistoria, sede del tempio della Dea Isthar e oggi recinto sacro delle forze militari, che lo rendono luogo segreto e solo parzialmente visitabile, ma non fruibile in nessuna maniera.

I Cagliaritani più fantasiosi sostengono che sotto il monte si trovino sotterranei in cui sono celate armi potentissime, sottomarini e gallerie che conducono chissà dove.

A rendere magico e misterioso il promontorio della Selle del Diavolo è il fatto che ad esso sono legate storie demoniache e soprattutto un’ antica leggenda popolare. L’aneddoto racconta che un giorno gli angeli chiesero a Dio di ricevere in dono una terra in ci vivere serenamente. Non avendo trovato alcun luogo sulla Terra che potesse soddisfarli ma al contrario avendo conosciuto terre aride e luoghi desolati dove regnavano guerra e corruzione, si accingevano a far ritorno in paradiso per raccontare al Creatore della malvagità che avevano conosciuto.

Mentre facevano rotta verso i cieli  scorsero un luogo ricco di colline erbose in cui gli armenti pascolavano liberi, un mare color smeraldo ed un popolo sereno che viveva fuori da ogni corruzione, ignaro di quanto accadesse nel resto del mondo.

01 dicembre 2016 Satanismo in Sardegna

01 dicembre 2016

Quando si parla di Satanismo si insinua il dubbio se l’argomento fondi le basi su qualcosa di reale, sulla mistificazione o sulla superstizione.

 

Una cosa è certa: il fenomeno esiste e la Sardegna ne subisce l’influenza. Il Satanismo è un culto diametralmente opposto alla religione Cristiana che pone Cristo e la Trinità come cardini dell’esistenza dell’Universo e della vita.

 

Il primo considera il Cristianesimo un imbroglio per mezzo del quale l’uomo ha smarrito la divinità insita in se stesso, sacrificandola ad un ideale illusorio e oscurantista.

A seconda poi della dottrina satanista (ne esistono diverse), la divinità cristiana viene osteggiata o dichiarata inesistente, nell’ottica dell’affermazione di un mondo antropocentrico. Alcune dottrine considerano l’angelo caduto o il principe delle tenebre come un’entità capace di premiare materialmente chi lo venera.

 

Da questa convinzione tradizionalista unita con l’occultismo e la magia nera nasce una vera e propria religione con un suo cerimoniale al centro del quale vi sono le messe nere e i riti che si svolgono in esse.

 

Secondo i seguaci della tradizione satanista occultista, Satana sarebbe un’entità antica coincidente con quella descritta nella Bibbia, ma al contrario di quanto affermato nel testo sacro non sarebbe il male, bensì una divinità capace di conferire conoscenza e potere a coloro che lo pongono al centro della propria vita e che gli rendono omaggio con la venerazione.

 

Esistono, sparse nel mondo Italia compresa, delle chiese dedicate al culto del demonio.

 

La libertà di culto è un diritto esistente quasi ovunque e, la Costituzione Italiana, all’Articolo 19 contempla in maniera molto ampia questo diritto soggettivo.

Per quanto concerne il culto di Satana, gode anch’esso di libertà; tuttavia quando i fedeli pongono in essere condotte che rientrano nella fattispecie di reato (le più comuni sono il vilipendio di cadavere rubricato all’art. 410 c.p., furti di ostie consacrate e tutta una serie di condotte volte a manipolare, abusare ed anche uccidere altri soggetti), solo allora risalta all’opinione pubblica la negatività insita nel Satanismo, che per il resto del tempo vive comodamente nell’ aurea mediocritas.

La nostra isola risulta  essere una delle cinque regioni d’Italia in cui il culto del Demonio è più diffuso. I primi documenti che testimoniano l’adorazione del demonio in Sardegna sono gli atti giudiziari del Tribunale dell’Inquisizione.

L’inquisizione spagnola operò nell’isola dal 1492 con Sancho Marin.

 

Gli uffici del tribunale locale sede periferica della Spagna, si trovavano a Cagliari presso la chiesa di San Domenico per essere poi trasferiti in un luogo detto “sa Stellada”, presso via dei Giudicati.

Non furono pochi i sardi condannati dal tribunale dell’inquisizione: a Cagliari, Donna Catalina Vacca accusata dal Vicerè Duca di San Germano, successore di Camarassa, di aver commissionato ad una fattucchiera la preparazione di una polvere per ucciderlo.

La fattucchiera rea confessa fu impiccata mentre Donna Catalina e la figlia sua complice esiliate.

GRAZIA POLA: Penitenziata per superstizione

ELENA TERRES: Figlia di Grazia Pola, penitenziata per superstizione

MATTIA MALLA: Abitante nel quartiere de la La Pola, processato nel 1540, confessò di aver avuto un diavolo in una ampolla.

ISABELLA CONTENE: Cagliaritana condannata all’autodafè del 30/11/1593. Disse di adorare il diavolo Maggiore.

MICHELE ORRU’:Condannato all’abiura de Levi nel 1618 per aver contratto un patto demoniaco.

FRANCESCA CHIGITORTU: Prigioniera nel carcere del Santo Ufficio insieme alle due figlie nel 1650. Accusate di essere andate a cercare un tesoro su indicazione di un demonio o da una fata che appariva in forme diverse, ora come uomo, ora come donna.

VIOLANTE ANA: Figlia di Francesca Chigitortu, 17 anni.

GIOVANNANGELA MURA: Figlia di Francesca Chigitortu, 14 anni.

 

Nonostante siano passati secoli dall’Inquisizione, il culto del maligno non è stato ancora estirpato. Epicentro del fenomeno è la zona del Cagliaritano.

Nel capoluogo, in via Ravenna, nei pressi della Basilica di Bonaria, esiste una cava romana adibita a tempio del male. La cava si trova sotto un convento di suore. L’iscrizione al suo ingresso è esaustiva di quanto è al suo interno: ”Perdete ogni speranza o voi che entrate!”

 

Sui pavimenti e sulle pareti della grotta vi sono resti di animali sacrificati al principe delle tenebre. Resti di candele consumate, cera ovunque, scritte oscene, blasfeme e inneggianti al culto del male. Un luogo degno dei più famosi film di Dario Argento.

Nelle campagne di Selargius, nel 2010 le forze dell’ordine hanno trovato delle statue di gesso raffiguranti la Madonna con la testa e le gambe mozzate. Particolare non indifferente, in quanto sarebbe stata asportata dalla statua proprio la parte del corpo raffigurate l’atto di calpestare il serpente, alias il diavolo.

La presenza vicino ai frammenti  di un piattino con del riso bruciato farebbe pensare ad un rito dissacratorio nei confronti della Vergine.

 

Non dimentichiamo l’efferato omicidio di Gisella Orrù, uccisa barbaramente nei pressi di Carbonia nel 1989, in circostanze che potrebbero far credere che sia stata vittima di un rito satanico (il suo cuore fu trapassato da uno spillone e il suo cadavere gettato in un pozzo).

Un caso di cronaca nera in cui il maggior indiziato dell’omicidio muore suicida in carcere. Muore suicida anche una delle compagne di scuola di Gisella e altre due cercano di farla finita ma vengono salvate. Un giro di prostituzione minorile o qualcosa di più?

01 dicembre 2016 Violante Carroz e i fantasmi del convento abbandonato

01 dicembre 2016
Il Corso Vittorio Emanuele II non è semplicemente una via del quartiere cagliaritano Stampace. É un polo magnetico che attira di giorno una grande fetta del traffico commerciale , di notte è il centro nevralgico della movida cittadina, tra locali notturni che disseminano sedie e tavoli in ogni angolo recuperabile della strada ed un fiume interminabile di persone che passeggiano tra automobili parcheggiate in ogni dove. “Su Brugu” è il suo nome per i cagliaritani, appellativo che racchiude in poche lettere il significato intrinseco che ha questa strada, considerata da sempre un vero paese in un quartiere.

Sono in molti che, soggiogati dal fascino del luogo, inconsapevolmente si ritrovano rapiti da un antico incantesimo, ritrovandosi a passeggiare tra le vetrine dei negozi e i profumi delle botteghe, come se quel luogo dovesse per forza pulsare di vita. Quando il Corso era una contrada, ricoperta di acciottolato e terra battuta, Carlo V Re di Spagna ed Imperatore del sacro Romano Impero vi fece tappa di ritorno dalla vittoria di Tunisi nel 1535.