Il Castello di San Michele

Storia e leggende intorno al castello dei Carroz

Anche Cagliari, come Roma, Lisbona e Istanbul, è costruita su sette colli. Una coincidenza che, seppur non le conferisce la stessa importanza di queste città, contribuisce ad aumentarne il fascino. Uno dei colli è quello di San Michele. Da esso prende il nome l’omonimo quartiere. Tuttavia il quartiere di San Michele a Cagliari ha un gioiello che svetta incastonato sul colle: Il castello.


Oggi il maniero si presenta in ottime condizioni rispetto allo stato d’abbandono in cui versava pochi decenni fa. Un bel parco verde, ricco di piante ed alberi, con un panorama mozzafiato a 360 gradi sulla città e ben oltre. La struttura è stata adeguatamente restaurata e consegnata alla cittadinanza in condizioni soddisfacenti. Luogo d’incontro, di gallerie d’arte e di eventi culturali in genere, è un esempio ben riuscito di rivalutazione di un luogo e della sua storia.
Massimo Rassu e Antonello Serra hanno dedicato un interessante e piacevole libro ad un simbolo della nostra città, ad un grande patrimonio storico di notevole interesse.
Chi percorre la strada statale che dall’interno dell’isola conduce al capoluogo, già da diversi chilometri prima di arrivare alla destinazione può scorgere l’imponente contorno del castello, che in realtà appare dignitosamente modesto in confronto ad altre analoghe strutture. In diversi punti strategici di Cagliari, aguzzando la vista, lo si può intravedere ergersi orgoglioso.


In pochi conoscono la sua storia. Gli autori del sopraccitato testo hanno con precisione, dovizia di particolari e con sapiente semplicità, illustrato quanto i documenti storici e gli studi archeologici hanno testimoniato in merito alla costruzione.
Il complesso ha forma quadrilatera, costituita da tre torri integre angolari a pianta quadrangolare. Fu costruito sulle vestigia di una chiesa bizantina a sua volta costruita presso i ruderi di un monastero dedicato a San Michele. Gli storici del passato tramandarono che l’edificio originale, il convento, fosse appartenuto ai Certosini.

 

Durante la dominazione pisana l’edificio fu costruito sulla chiesa e su quanto rimaneva della struttura del convento. Il canonico Spano tramanda di una celebrazione solenne che veniva officiata il 29 settembre, per la ricorrenza di San Michele Arcangelo, fino al diciannovesimo secolo, in una cappella successivamente inglobata nella struttura per opera di una delle ristrutturazioni.

Foto di P. Tolu
Foto di P. Tolu

Si potrebbe credere che la chiesa di Santu Miali fosse stata edificata dall’eretico iconoclasta Arsenio; tuttavia non si ha la certezza, in quanto questa è solo una supposizione che può farsi in base a notizie poco certe. Non sono pochi gli edifici di culto che in varie epoche sono stati dedicati a San Michele Arcangelo.


Si può presumere che sul colle, durante la dominazione romana, fossero presenti dei culti a delle divinità, così com’è stato per il colle di Sant’Elia, ove si trovava il tempio dedicato alla dea Astarte; che sia stato luogo di adorazione del dio Esculapio? Nella tradizione bizantina il culto di questa divinità minore, protettrice della medicina e capace di resuscitare i morti, fu sostituita dalla figura di San Michele. La costruzione, seppur edificata dai pisani, subì notevoli influssi architettonici di foggia aragonese.
Per quanto sarebbe interessante dilungarsi sulle modifiche subite nei lunghi anni di storia di questo splendido monumento, ciò potrebbe apparire inadatto davanti al buon lavoro compiuto da Rassu e Serra.


É curioso sapere che il castello è stato abitato da una sorta di don Rodrigo di manzoniana memoria.
Nel 1325 Berengario Carroz, longa manus dell’imperatore di Spagna Alfonso, ricevette il colle di San Michele in feudo; in poco tempo il feudatario smantellò la chiesa ed il convento per consolidare in toto l’edificio che, assunse finalmente la forma di un vero maniero fortificato. L’edificio divenne la sua abitazione, venne addobbato di oggetti di pregio tra cui anche quanto fu depredato dalla basilica di San Saturno.


Nel 1331 la roccaforte era stata completata e, insieme ai Carroz, vi abitavano tutti quei malfattori ai quali Berengario concedeva asilo; tra questi assassini, rapinatori e quanti si fossero macchiati di delitti contro chi fosse avversario politico del nobile spagnolo o chi fosse contro di lui per qualsiasi ragione. Le autorità cagliaritane del tempo si opposero e contestarono duramente l’operato dei Carroz, che abusando dei privilegi concessi dall’imperatore di Spagna, facevano il bello ed il cattivo tempo in città. La questione si risolse con la concessione da parte della corona spagnola dell’estradizione a chi avesse goduto del protettorato dei Carroz.

Ritratto di Violante Carroz
Ritratto di Violante Carroz

Il castello fu quindi un rifugio per “bravi” e per quanti volessero affrancarsi dalla giustizia dietro il pegno di fedeltà al feudatario.
Come tutti i castelli che si rispettino, anche questo dovrebbe avere un fantasma. C’è chi dice che lo spettro della sanguinaria, seppur sfortunata, Violante Carroz, passeggi sul verdeggiante parco sottostante la fortezza e che compaia nelle stanze del castello. Tuttavia sappiamo che il fantasma della Contessa o Marchesa (c’è chi propende per l’uno o l’altro titolo) di Quirra è già impegnato ad infestare i ruderi e le stanze del Convento di San Francesco di Stampace, ormai inglobate in locali commerciali ed abitazioni private. Forse un caso di bilocazione?


Come tutti i castelli anche quello di san Michele ha delle gallerie sotterranee che conducono dal colle a non si sa dove. Questa non è una stranezza, infatti tutta Cagliari è disseminata di tunnel sotterranei che creano una città parallela a quella di superficie.


Nell’archivio dei documenti del Tribunale dell’Inquisizione sono stati reperiti gli atti di un procedimento a carico del sacerdote Pietro Demontis, cappellano della Confraternita delle Anime del Purgatorio della parrocchia di San Giacomo di Cagliari. L’accusa è che il prelato, agli inizi del 1700, abbia cercato un tesoro che sarebbe stato nascosto presso il castello. La ricerca del tesoro era avvenuta tramite un rito denominato “afromanzia” o “idromanzia”, consistente nell’invocazione del demonio inginocchiandosi davanti ad una bottiglia d’acqua posta sopra i paramenti e la recitazione di particolari formule magiche.


Non sappiamo se il cappellano cercasse un tesoro in particolare, di cui avesse avuto l’indizio della presenza, perché il rito che lo fece condannare era una pratica usata in generale per la ricerca di tesori che, al tempo, si credeva fossero custoditi all’interno della terra da degli spiriti.
Sicuramente qualche presenza spettrale sarà presente, ma per scoprirlo si consiglia una visita che, oltre alla lettura del libro ad esso dedicato, senza dubbio sarà interessante sotto diversi punti di vista.

 

Castello di San Michele
Cagliari, Via Sirai
Tel. e fax: +39 070 500656 cell. 3466673657
e-mail: castellosanmichele@camuweb.it

Orario :
dal martedì alla domenica dalle ore 16 alle ore 20 lunedì: riposo
Visite guidate su prenotazione

01 agosto 2015

Andrea Governi
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